Smart working: funziona davvero?

Stefano Melli
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Se ne parla dall’avvento del covid, come misura di emergenza, ma in realtà lo smart working esisteva già con la sua forma e le due dinamiche. Quella che per molti è stata una necessità in risposta al distanziamento sociale ha in alcuni casi portato davvero a una rivoluzione dello stile di vita, perché il “lavoro flessibile” è più legato al metodo piuttosto che al luogo. Responsabilità, orari flessibili, strumenti digitali

La PMI italiane che hanno adottato lo smart working un picco avuto del 57% – fonte: Osservatorio del Politecnico di Milano –  in periodo pandemico, percentuale che ad oggi è scesa al 46% (comunque molto più alta rispetto al periodo delle mascherine). Una diminuzione importante, ma che è ancora in grado di affermare la nuova possibilità lavorativa da remoto. Quando conviene e quando diventa un problema?

Smart working e imprese

Uno dei fattori più importanti da considerare, almeno in Italia, è quello culturale. L’idea di avere i dipendenti “sotto controllo” è qualcosa che può far venire la pelle d’oca, ma è una realtà ancora viva. L’impressione potrebbe essere, per i datori di lavoro, che lo smart working permetta ai lavoratori di fare ciò che vogliono, di perdere tempo. 

Dati alla mano, questa impressione si rivela assolutamente sbagliata: la produttività con il modello di lavoro a distanza è aumentato dal 15% al 20% – fonte: Osservatorio del Politecnico di Milano – e parte del tempo risparmiato dai lavoratori negli spostamenti è stato reinvestito nelle aziende (su un’ora risparmiata, circa il 21% è stato poi utilizzato per lavorare). Quindi l’idea del fannullone sul divano viene smentita ed emerge una risposta inaspettata a una necessità sottovalutata delle persone: poter gestire meglio la propria work life balance tra lavoro e vita privata porta in realtà a lavorare meglio (e di più) a casa rispetto che in ufficio. 

Il lavoratore di oggi apprezza la responsabilizzazione e gli strumenti digitali hanno saputo rispondere alla mancanza di momenti di incontro e confronto. Proprio questi sono stati un fattore determinante: software come Asana e cloud come Google Drive sono entrati nella quotidianità delle persone, così come il termine “call”. Secondo l’Osservatorio del Politecnico di Milano, l’effetto dell’incremento della produttività media del lavoro in Italia si può stimare intorno ai 13,7 miliardi di euro.

Da non sottovalutare è anche la forma di lavoro ibrida, con solamente alcuni giorni alla settimana svolti in smart working. Tra i più apprezzati dalle aziende ci sono le formule che prevedono 2 o 3 giorni di lavoro da remoto e i restanti in presenza. Questa formula tuttavia preclude l’aspetto del risparmio economico per l’azienda, che con la formula “full remote” dimentica i costi legati ad affitto di spazi fisici e le spese di utenza.

Smart working e lavoratori

Fatte tutte le riflessioni sull’impatto dello smart working sulle imprese, è ora il momento di parlare dei lavoratori. In Italia sono circa 6 milioni quelli che hanno la possibilità di lavorare da remoto, circa il 22% degli occupati.

Oggi il numero è sceso a 3,5 milioni circa, considerando anche le forme ibride. Il fattore principale da considerare è quello umano derivato da una maggiore responsabilizzazione: in linea generale la conseguenza diretta è stata l’aumento del grado di soddisfazione e della motivazione. Inoltre il tempo di una giornata è aumentato circa di un’ora al giorno grazie al lavoro da remoto, senza contare il risparmio di stress sempre legato agli spostamenti. Sempre grazie ai dati dell’Osservatorio del Politecnico di Milano, si stima un risparmio medio di 17€ al giorno lavorando da casa, 1800 circa in un anno.

Queste spese vanno tuttavia bilanciate con l’aumento delle spese domestiche, alimenti compresi, e in questo caso l’ago della bilancia pende in funzione delle abitudini dei singoli. In generale si può affermare che i vantaggi a livello personale hanno reso la vita lavorativa più appagante, specialmente dopo il periodo di piena emergenza Covid. Poter gestire il tempo guadagnato ha consentito di bilanciare meglio la vita lavorativa e quella personale, scegliendo dove lavorare e di chi circondarsi.

Smart working infatti non significa “lavorare da casa” e si aprono in questo senso le porte dei luoghi di coworking. L’esplosione di questi posti ha fatto sì che se ne creassero anche di verticali in determinati settori, così da permettere la costruzione di network (specialmente tra lavoratori giovani). 

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Il lavoro agile continua ad essere una scelta vincente?

I dati trattati parlano dell’analisi di un contesto generale, sicuramente leggendo questo articolo è possibile non ritrovarsi in questa ondata di positività. Esistono casi singoli in cui lo smart working è stata un’esperienza pessima, in cui non era possibile distinguere un vero orario di lavoro. Straordinari non pagati, reperibilità messa sempre a dura prova e troppe richieste date per scontate. Se a questa situazione si somma una mancanza di organizzazione del lavoro e uno scadente coordinamento dei dipendenti, si crea tutto l’opposto di una condizione serena.

Ma a noi piace affrontare i problemi dalle cause, non dalle conseguenze. Quindi la domanda si riallaccia al concetto espresso in apertura: lo smart working è una questione culturale e in Italia troppo spesso si vive ancora “l’azienda padronale”. Diventa importante quindi raccontare i successi dello smart working e lavorare proprio sulla cultura del “nuovo lavoro”, basato sul benessere delle persone, e delle possibilità della digitalizzazione.

Proprio questo aspetto è determinante: la scelta dei software può trasformare la produttività di un’azienda e i tool da esplorare sono ormai tantissimi. Anche FatturaElettronica APP può diventare un alleato per le imprese, rendendo la fatturazione elettronica una questione di pochi click e di cui non preoccuparsi più. Infatti attivando un account sul nostro gestionale è possibile conservare le fatture a norma di legge senza alcuno sforzo e, per qualsiasi dubbio, è sempre possibile contattare l’assistenza in live chat, telefonicamente o per email.

Cultura, software e fiducia. Con questi riferimenti, lo smart working è la scelta vincente.

2 Commenti

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