Nomadi digitali: cosa significa lavorare con la valigia pronta

Stefano Melli
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Quello di viaggiare lavorando non è solamente una leggenda: per molti è un sogno, alcuni riescono a realizzarlo, ma non il 100% di loro lo vive serenamente. Essere nomadi digitali è uno stile di vita che porta freelance e lavoratori dipendenti a coniugare il lavoro e la passione del viaggio, sfruttando le potenzialità del digitale. Serve solamente una connessione ad internet stabile e performante, un pc e la capacità di adattarsi a situazioni di ogni genere.

Com’è facile immaginare sono principalmente i freelance a vivere viaggiando e le mete principali sono il sud est asiatico, l’America centrale e il Sud America. Tra le mete europee possiamo considerare la Spagna, l’Estonia e la Croazia. Questi ultimi due paesi stanno prendendo ormai misure a livello politico ed economico da 20 anni a questa parte, introducendo delle procedure dedicate a rendere veloce l’accesso e la permanenza ai nomadi digitali. Inoltre, lavorando sulla comunicazione puntano a coinvolgere sempre più lavoratori dall’estero per rilanciare turismo ed economia.

La domanda di partenza è: perché diventare nomade digitale? Come spiega Alberto Mattei – presidente dell’Associazione italiana nomadi digitali – in un’intervista rilasciata a Il Sole 24 Ore, “non esistono esigenze specifiche”. “Per questo diventa difficile anche solamente contarli – continua Mattei sui nomadi digitali -: c’è chi viaggia per 6 mesi, o per anni; chi per questioni personali, e chi per questioni lavorative”. Possiamo ammettere che la terminologia “Nomade digitale” descrive uno stile di vita da abbracciare e non tutti ci riescono davvero. 

Viaggiare lavorando comporta una forte propensione nell’organizzare i propri flussi di lavoro, gestire i clienti a migliaia di chilometri di distanza e a fare i conti con usi e costumi di altri paesi. Solo chi vede questi fattori come un’occasione può godersi questo stile di vita, gli altri rischiano di rimanerne intrappolati. L’intenzione non è spaventarti, ma raccontarti la vita del nomade digitale senza finzioni o falsi miti. 

Le mete più ambite dai nomadi digitali

Una delle prerogative di chi abbraccia il nomadismo digitale è quello di poter scegliere lo spazio e il luogo in cui lavorare. Le destinazioni – temporanee – preferite risultano essere quelle in cui il costo della vita è più vantaggioso rispetto al paese di origine. Vince questa particolare classifica il sud est asiatico, in particolare Thailandia e Indonesia sono in cima alla lista dei “luoghi dei desideri”. Negli anni si sono sviluppate vere e proprie comunità di nomadi digitali in questi luoghi, tra le più famose ci sono quelle di Chiang Mai, nel nord della Thailandia, e Bali.

Anche Messico e Venezuela godono delle attenzioni dei nomadi digitali, ma negli ultimi anni il “turismo lavorativo” sta portando queste regioni a vivere dei rincari su beni e servizi per adeguare l’offerta alla domanda occidentale, creando non pochi problemi alla popolazione del posto. Se il fattore economico e quello del paesaggio esotico sono delle costanti che si ritrovano anche in centro America, qui lo stile di vita è più limitato dal livello di sicurezza che si vive nelle città. Detto questo, i paradisi non mancano e la soluzione è recarsi nelle località con una maggiore densità di nomadi digitali, così da viverne lo spirito di comunità. Cancún, Puerto Vallarta e San Miguel de Allende tra le principali mete. 

Portando l’attenzione verso destinazioni più vicine a noi, la Spagna continua ad essere la destinazione preferita dai lavoratori col bagaglio. Qui il fattore economico viene meno. Il costo della vita non è così distante da quello del Bel Paese, ma lo stile di vita più simile rende l’esperienza più semplice. Barcellona, Madrid, Granada, Siviglia e le Canarie sono i centri gravitazionali dei nomadi digitali, posti che uniscono uno stile di vita giovane e dinamico alle esigenze dei lavoratori. Attenzione a non sottovalutare Croazia e Estonia, che puntano molto sui nomadi digitali per potenziare le loro economie. In questi due Paesi, le città più gettonate sono rispettivamente Spalato e Tallinn.

Quanto costa essere nomade digitale?

Abbiamo parlato di mete molto diverse tra loro, quindi rispondere a questa domanda è particolarmente difficile. Quello che si può fare è basarsi su quanto guadagnano in media i nomadi digitali. Per farlo ci siamo basati sui dati raccolti da MBO Partners e AirBnb. I primi hanno analizzato il fenomeno del nomadismo digitale nel contesto Covid-19 in e i suoi sviluppi, lato lavorativo, mentre i secondi si sono concentrati sulle mete dei nomadi digitali. 

Anzitutto, che lavoro fanno i nomadi digitali? Secondo MBA Partners circa il 20% è formato da esperti di IT, a seguire consulenti in ambito creativo e marketing (10%). Con percentuali più basse ci sono formatori, coach, venditori commerciali e altre figure che non necessitano di spazi fisici con strumenti particolari, se non il proprio pc portatile. 

Guardando queste professioni da un altro punto di vista, si evidenzia che il 36% dei nomadi digitali sono freelance, il 33% imprenditori e il 21% lavoratori dipendenti di una compagnia. Notare che anche un commerciale può essere dipendente e viaggiare per vendere i servizi dell’azienda per la quale lavora, rientrando quindi nella categoria dei nomadi digitali. 

Sempre secondo MBO Partners il reddito mensile medio di un nomade digitale sarebbe di circa € 4.000,00/mese, cifra a cui bisogna sottrarre le spese ordinarie variabili quali alloggio, trasporti e cibo. Specialmente l’alloggio è un costo che potrebbe influenzare molto la scelta delle destinazioni: si passa dai 900€/mese per un appartamento a Barcellona fino ai 200€/mese in mete più esotiche (dati AirBnB).

Cosa caratterizza i nomadi digitali a livello professionale

Pur quanto quello del nomadismo digitale sia un fenomeno in continua crescita, molte aziende ritengono che un consulente o un fornitore sia meglio averlo vicino a casa o almeno nello stesso fuso orario. E probabilmente per questioni logistiche hanno ragione: potrebbe diventare un problema anche solamente fissare una call se così non fosse, no? 

Entrano quindi in gioco altre variabili, come quella dell’innovazione. Analizzando le ricerche già più volte citate di MBO Partners, circa il 76% dei nomadi digitali adotta nuove tecnologie prima di altre categorie, risultando quindi ultra-competitivi lato lavorativo. 

Sintetizzando tutto questo, possiamo dire che la vita del nomade digitale non è semplicemente un cocktail sulla spiaggia e un paio di ore di lavoro al giorno. C’è la formazione continua, la sperimentazione di strumenti innovativi, la gestione (sicuramente più complessa rispetto ad altre situazioni) del cliente nel day by day. 

Se si lavora in team, bisogna sempre avere chiare le tempistiche degli altri membri del gruppo, nonostante possano essere 12 ore avanti o indietro rispetto alla propria daily routine. 

Nomadi digitali trend 2023

Quindi, è tutto oro quello che luccica?

Le spiagge, i clienti, le task, la movida. Mi permetto di scomodare Ariosto con questa semicit – se non altro nella struttura – del proemio dell’Orlando furioso solamente per il doppio filo narrativo che lega le imprese degli eroi paladini ai nomadi digitali: l’impresa virtuosa e la passione. 

Prendere un aereo e non sapere quando – e se – tornare in patria è certamente un’impresa, che implica anche il coraggio e la forza nel non perdersi nelle distrazioni legate alla novità. Posti nuovi, culture diverse, possibilità mai esplorate. Mantenere la giusta concentrazione significa anche saper distribuire nel tempo le nuove esperienze, che siano culturali o di svago e questo aspetto non è certamente semplice. 

Un’altra difficoltà è l’incontro ravvicinato con sé stessi: non sono pochi i nomadi digitali che decidono di tornare a contesti più ordinari nella propria comfort zone, non riuscendo a ricrearne una nei posti scelti per il proprio percorso itinerante. 

Mettendo bene a fuoco queste difficoltà, comprese quelle già discusse in precedenza quali la gestione finanziaria e il rapporto coi clienti o i team di lavoro, allora è possibile perdersi in un’esperienza di vita irripetibile e imparagonabile. Un lusso accessibile principalmente ai nuovi professionisti digitali che può allargare gli orizzonti come mai prima nella storia del lavoro.