Partita Iva: quale regime scegliere?

Stefano Melli
Aggiornato il

Eccoci, se stai leggendo questo articolo probabilmente sei già quasi al punto di non ritorno. E sappiamo bene cosa vuol dire: quante volte ti hanno già detto di “non farlo”? Aprire partita iva è un po’ così: non sai bene cosa comporta e ti trovi a difendere un fronte a te sconosciuto con amici e parenti. Nell’ottica di? Non lo sai nemmeno tu. E il primo dubbio è: cosa cambia da regime forfettario a regime ordinario?

Sciogliamo la matassa.

Anzitutto ignora la nube di negatività che viaggia in senso contrario al tuo spirito di iniziativa: la partita iva è una scelta di vita che concretizza la tua voglia di autodeterminazione e il tuo spirito imprenditoriale. Non aprirla – in questo caso – è il vero problema, non il contrario. E poi diciamolo apertamente, chi ti suggerisce di non farlo spesso ne sa meno di te che in questo momento stai leggendo “la differenza di costi tra regime forfettario e regime ordinario”. Quanto può valere?

Contribuzione e differenze tra i regimi

Entrare nel mondo del regime forfettario è sicuramente una possibilità per i nuovi professionisti: non c’è l’obbligo di applicare l’iva sulle fatture emesse e le imposte ordinarie vengono semplificate dall’imposta sostitutiva, generalmente pari al 15% e in alcuni casi al 5%. Se è vero che non è possibile scaricare i costi e, quindi, recuperare quanto speso a fini lavorativi, è altresì vero che non tutto il fatturato verrà tassato. Infatti è prevista una percentuale variabile del fatturato che sarà privo di tassazione.

Da qui nasce il termine “forfettario”: in funzione del proprio settore lavorativo, questa percentuale varia dal 23% al 60%, percentuali forfettarie che dovrebbero dare modo ai professionisti di rientrare nelle spese sostenute.

Aspetta, hai detto 5%?

Eh sì. tutto vero. Per avere questa agevolazione è necessario:

  • che la libera professione non sia la continuazione di un lavoro svolto precedentemente come lavoratore autonomo o dipendente; 
  • non aver mai svolto attività di impresa in forma associata o familiare;
  • che vengano rispettati i limiti di fatturato. 

Quindi sì, è molto semplice rientrare nei parametri richiesti per questa agevolazione, che però dura solamente 5 anni dall’apertura della partita iva. 

Come funziona il regime ordinario?

Qui cambia tutto. Quella che nel regime forfettario è l’imposta sostitutiva pari al 15% o 5%, nel mondo ordinario corrisponde a ben altre percentuali. Intanto esiste una serie di scaglioni di riferimento che si basano sul fatturato, scaglioni per cui l’imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF) varia dal 27% al 43%. Inoltre, a differenza del regime forfettario, è obbligatorio applicare l’Iva sulle fatture, pari al 22%. In alcuni settori esistono altri oneri come l’Irap e l’Ires e tutto questo va sempre sommato ai contributi previdenziali INPS o a quelli delle casse di gestione separata. Non è finita: anche la gestione contabile è differente e nel caso del regime ordinario è molto più strutturata. 

Ah, ma quindi non c’è nemmeno da fare il confronto dai

In realtà sì: perché tutto dipende proprio dal tipo di attività che si vuole avviare, dal costi effettivi che si possono dedurre e da quelli derivanti da collaboratori e dipendenti. I due regimi sono diametralmente diversi, ma questo perché hanno anche finalità diverse. 

Nel 2015 l’obiettivo era quello di agevolare l’apertura delle partite iva ai giovani, per questo è nato il regime forfettario, ai tempi una possibilità riservata agli under 35.

Aprire Partita Iva: i primi passi

Per aprire partita iva, specialmente quando parliamo di regime forfettario, non è necessario avere un commercialista. Si può benissimo fare tutto in autonomia andando all’Agenzia delle entrate, ma ci sentiamo fortemente di consigliare il supporto di un professionista di settore. Effettivamente il commercialista sarà l’unico costo vero per l’apertura della partita iva, dato che l’unico costo vivo dell’operazione (sempre nel caso di un forfettario) è quello delle marche da bollo. Il commercialista ti aiuterà a selezionare i codici ATECO, grazie ai quali è possibile inquadrare il proprio raggio d’azione nel mondo del lavoro e gestirà la il pagamento delle tasse e la contribuzione. In sostanza ti permetterà di pensare solamente al tuo lavoro, senza perderti nel labirinto burocratico descritto precedentemente. 

Da giugno 2022 inoltre è necessario emettere le fatture elettronicamente anche per i forfettari, quindi in questo caso sarà molto utile attivare un servizio di fatturazione come quello di FatturaElettronica APP, che ti permetterà di compilare fatture in tutta sicurezza in pochissimi passaggi, rendendo questo aspetto della libera professione una passeggiata. Semplice e veloce, sicuro e sempre a disposizione per ogni dubbio grazie al customer care disponibile anche in live chat.

Quindi, che fare? Se rientri nei parametri richiesti dal regime forfettario, lavorerai in autonomia e non prevedi elevati costi legati alla tua attività, il consiglio è assolutamente quello di iniziare dal regime forfettario. E’ sicuramente un sistema più snello e ti permette di avviare la tua carriera da professionista senza troppi pensieri. E non avere paura: il nostro consiglio è quello di seguire l’istinto e metterti in gioco con la partita iva. A chi ti dice che è una scelta folle, digli pure che non sa cosa si perde.

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