Partita IVA: quando è corretto perdere le staffe
Stefano Melli
Professionista o Professionale? Quella della partita IVA è una scelta di vita che ci pone davanti a una delle cose più difficili in assoluto: le relazioni. Tutti ne abbiamo avute da sempre, che siano di amicizia, amore o lavoro e spesso i fattori che regolano l’andamento di queste relazioni sono gli stessi che guidano l’esperienza della partita IVA verso il successo o verso la disperazione. Quindi, quando è corretto perdere le staffe con un cliente?
Una premessa importante va sicuramente fatta. Possiamo sintetizzare le diverse tipologie di clienti in tre insiemi che raccontano principalmente l’aspetto umano.
Ci sono i clienti che incontri e scatta la scintilla, quindi sai che in un modo o nell’altro il contratto verrà firmato; ci sono clienti con cui, al contrario, è abbastanza evidente che per un motivo o per l’altro ci sono divergenze di pensiero. Su questo secondo insieme, meglio non dedicare troppo tempo.
Infine ci sono i clienti che si posizionano in mezzo a queste due categorie, che magari non conoscono fino in fondo i servizi che stai proponendo, persone con cui potenzialmente ti trovi bene ma restano dubbiosi davanti ai costi.
Ecco, è principalmente questa la categoria di clienti su cui bisogna impegnarsi in fase commerciale. Avendo chiara questa distinzione e su quale categoria è più corretto dedicare il proprio tempo e il proprio impegno, si eviteranno già tantissimi problemi.
Ora analizziamo invece delle situazioni in cui i lavori sono già in essere, ma si creano delle difficoltà. Quando è corretto farsi valere in qualità di professionisti?
Partita IVA: da cosa difendersi
Come in ogni relazione, anche in quelle con i clienti assume un ruolo importantissimo il rispetto per sé stessi. Messo a fuoco questo, può succedere che i clienti si lascino andare avendo in testa la certezza di avere sempre ragione.
Attenzione quindi a chi dà per scontate le richieste (tanto ti pago già per altre cose) uscendo dal concordato, credendo che il tuo lavoro per te sia semplice.
Attenzione a chi richiede troppi rework non giustificati, giusto per avere quante più prove possibile di una stessa consegna, riducendo il tuo ruolo da consulente a schiavetto pronto all’uso.
Attenzione ai pagamenti tardivi, accompagnati frequentemente all’eccessiva confidenza. Attenzione soprattutto a questa, perché è vero che un cliente può diventare un amico, ma fuori dall’orario di lavoro.
Attenzione anche al “mi serve per domani” e alle richieste fatte a orari scomodi, come la sera tardi. Potrebbe diventare una cattiva abitudine.
Tutti questi sono fattori che rischiano di trasformare un professionista in una vittima del proprio lavoro, eliminando il bello della progettualità e dell’orientamento al risultato per fare spazio a un servizio di cui il cliente potrebbe accontentarsi (non essendo un esperto di settore), ma che con ogni probabilità potrebbe non funzionare.
Inoltre, è qualificante consegnare lavori mediocri? Potrai metterli a portfolio?
Partita IVA: quando mollare un cliente
Certo, ci sono mille altre cose da cui difendersi. Prendi un bel respiro e rilassati, la maggior parte delle volte basta far notare una volta sola che un atteggiamento non è propriamente corretto e il rapporto torna stabile. Il problema vero è quando non basta una volta e nemmeno due.
Ci sono situazioni in cui per compiacere un cliente, per non perderlo, ci si riduce a fare orari folli, ad attendere i bonifici come i miracoli e a lavorare sempre di fretta, con ansia. Tutto questo è assolutamente sbagliato: come abbiamo detto la partita IVA è una scelta di vita e sicuramente non hai scelto di vivere in questo modo.
La paura di perdere un cliente è normalissima, è insita in ogni freelance, anche in quelli che sembrano sicuri della propria posizione lavorativa. Alla fine paga, quindi perché lasciare?
Diventa fondamentale per una vita professionale serena riuscire a farsi rispettare, ma se questo non avviene, come in ogni altra relazione forse mettere un punto è la soluzione migliore. Prendendo le distanze da un cliente che non ci considera dei professionisti abbiamo tutto il tempo per mettere a fuoco cosa non ha funzionato e per cercare con maggiore consapevolezza altri clienti.
Un suggerimento bonus è quello di fidarsi delle proprie sensazioni. Se un cliente ci trasmette negatività, che sia nei confronti del lavoro o sul piano umano, è giusto seguire l’istinto e non accettare. Potrebbe semplicemente essere che non siamo noi il professionista giusto per quel cliente, quindi meglio fare un passo indietro.
Poi ci sono le promesse vaghe, i progetti in cui non crediamo, i pagamenti mai arrivati. In questi casi, meglio mollare, sempre.
Anche i Freelance possono sbagliare
Detti tutti gli errori che possono commettere i clienti, va da sé che il freelance è umano e in quanto tale è fallibile per definizione. Sarebbe sbagliato non ammettere un proprio errore, sarebbe assolutamente disonesto e rischierebbe di compromettere il legame di fiducia con il cliente. Esattamente – di nuovo – come in ogni altra relazione.
Fare un passo indietro e riconoscere uno sbaglio, senza alcun tipo di timore, normalizzandolo, è sicuramente la scelta migliore. Fatto questo, la ricetta qui proposta prevede soluzioni semplici.
E se non ci fossero soluzioni semplici?
Allora riformulare il problema potrebbe essere la scelta migliore, analizzare le cause ancor prima del problema in sé. Scomporre l’errore nei fattori che l’hanno reso possibile è un modo giusto per rendere più semplice la ricerca di un rimedio.
Tuttavia, può non bastare. Potrebbero esserci delle mancanze di competenze specifiche, quindi potremmo trovarci a gestire una situazione senza avere gli strumenti giusti. Anche in questo caso l’onestà è la trasparenza sono le carte migliori che si possano giocare, coinvolgendo anche agli occhi del cliente un collaboratore più competente. In qualsiasi caso, sarai comunque tu ad aver trovato la soluzione.

Partita IVA: quando tenersi stretto un cliente
Cosa fare invece quando davanti alle problematiche descritte si trovano persone che capiscono e ci lasciano tempo e fiducia? Tenersele strette.
Anche se il lavoro non è quello più bello, non è il più posizionante su Linkedin, magari non è nemmeno il più pagato. Anche in questi casi, la scelta deve ricadere sul tempo che dedichiamo al lavoro. L’empatia che si costruisce con un cliente è il valore più gratificante in assoluto. I momenti di difficoltà ci saranno sempre, periodicamente, ma a fronte dei momenti positivi si può accettare un ritardo su un bonifico, uno stress in più o qualunque altra problematica.
In questi casi potrebbe essere proprio l’ansia del risultato a generare tensione tra cliente e fornitore, ma finché c’è il rapporto di fiducia a reggere quello lavorativo possiamo permetterci di dargli più spazio del necessario. È questo il caso in cui concedere un overflow di richieste, perché sicuramente non sarà una fatica sprecata.
Il cliente giusto è quello che accetta la poligamia in questa relazione, che comprende il valore del tuo tempo e che ogni volta che chiede più delle tue possibilità, ringrazia.
[…] cultura del freelance è sempre più diffusa anche nelle aziende. Avere ben chiari gli obiettivi, imparare a farsi rispettare e sfruttare gli strumenti giusti sono tra i fattori più determinanti per una quotidianità che […]
[…] Non solo prima e dopo il lavoro, ma anche durante. Prenditi una pausa, beviti un caffè, guarda una serie in pausa pranzo. Ma soprattutto, difendi il tuo spazio e la tua professionalità con i clienti con cui scegli di lavorare. Essere freelance non vuol dire dover dire sempre sì, piuttosto avere un’esperienza e/o un’attitudine al proprio lavoro che dà un ruolo consulenziale al professionista. E questo è un principio da avere sempre in mente, specialmente quando è il caso di perdere le staffe […]